Racconto di un pellegrino

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Gerusalemme

Palmieri

«Palmieri (così venivano chiamati i pellegrini che andavano o tornavano dalla Terra Santa), appuntamento alle ore 12:00 di giorno 08.08.2019 in aeroporto a Catania.» È la parola d’ordine che echeggia sulle bocche dei partecipanti al pellegrinaggio in Terra Santa.

Ognuno di noi, oltre alle valigie, porta con sé molte aspettative, tante richieste di preghiere, speranze, domande ma tutti abbiamo un denominatore comune e cioè vedere, gustare e vivere il tempo di Gesù. Si, sorelle e fratelli miei, il tempo di Gesù. Perché in Terra Santa (e credetemi se lo dico) non si vive il presente, ma il presente passato. È emozionante sentire pronunciare, durante le celebrazioni eucaristiche nei vari siti simbolo della cristianità, un avverbio di luogo che in quello scenario pesa come un macigno, quel “QUI” da un significato diverso alla Parola, l’attualizza, la rende viva, presente in mezzo a noi.

Durante tutto il cammino, la nostra guida, Ignazio Cicchirillo (persona squisita, colta e carismatica) ci ha sempre preparato, insieme alle nostre guide spirituali (p. Antonio, p. Alessandro, p. Tommaso e p. Filippo), mentalmente e spiritualmente ai luoghi da visitare. Dal luogo dell’annunciazione al Santo Sepolcro si è pregato, meditato la Parola di Dio e invocato lo Spirito Santo a scendere sui presenti e su tutti coloro che si sono affidati a noi pellegrini. Ciascuno di noi ha sentito un luogo più vicino a sé rispetto ad un altro.

I luoghi santi

Nel luogo dell’Annunciazione alcuni di noi, unitamente ai sacerdoti, hanno avuto l’onore e il privilegio di baciare il suolo dove tutto ebbe inizio, dove «il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14).

Nella grotta dei pastori, durante la celebrazione del Natale, toccante è stato il momento in cui P. Antonio ha fatto passare di mano in mano il bambinello. Nessuno voleva staccarsi da lui per non perdere il calore di quel bambino appena nato.

A Cana di Galilea, luogo dove Gesù compie il suo primo miracolo, le coppie presenti hanno rinnovato le loro promesse matrimoniali e si è invocato lo Spirito Santo affinché scendesse su quelle famiglie il cui legame è in crisi.

Sul Tabor abbiamo rivissuto l’esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni. Sul monte delle beatitudini il nostro P. Alessandro, durante l’omelia, ci ha catapultato tra la folla attonita, stupita e incapace di comprendere le parole esigenti di Gesù nel proclamare le beatitudini.

Sul lago di Tiberiade si è ballato, cantato e invocato lo Spirito per calmare le tempeste dei nostri cuori così come fece Gesù quando sedò la tempesta.

In fila al fiume Giordano, per rinnovare le promesse battesimali, si sentiva la presenza di Gesù accanto a noi anche lui in fila per essere additato dal Battista come il Messia.

Chiedendo a Gesù di insegnarci a pregare abbiamo recitato il Padre Nostro. Nel deserto dove Gesù fu tentato per quaranta giorni al solo invocare la presenza dello Spirito Santo si è alzata una leggera brezza che ha portato pace e serenità nei nostri cuori.

Nel cenacolo (luogo in cui si svolse l’ultima cena e si istituì il sacerdozio ministeriale) le nostre guide spirituali hanno rivissuto, con molta emozione, il giorno dell’ordinazione. Momento toccante anche per noi che li supportavamo con la nostra preghiera.

Passando tra il Getsemani si percepisce quella sensazione di sconforto e angoscia del cuore che è stata presente in Gesù quando fu tradito. Dal sinedrio fino al Sepolcro abbiamo rivissuto la geografia della passione di Gesù. Nel luogo della sua prigionia si è pregato col Salmo 88, preludio della passione di Cristo. Ci si è inginocchiati sul punto in cui fu innalzata la croce, baciato il Sepolcro. In questo luogo durante l’omelia p. Giuseppe (sacerdote di un altro gruppo di pellegrini partiti con noi da Catania) ci ha ricordato che il Sepolcro non è un luogo di morte ma di vita perché Gesù è risorto, ha vinto la morte, Egli è vivente in mezzo a noi.

Sono stati visitati altri luoghi sacri e di culto tra cui il muro della preghiera e si è partecipato in maniera attiva, sabato 10 e mercoledì 14 Agosto, alle due processioni mariane dell’Annunciazione e di Maria Assunta. L’ultimo giorno, lungo la via che ci portava in aeroporto per il rientro a casa, sono state visitate le tombe dei patriarchi. Mi viene difficile aggiungere altro perché emozioni e ricordi si accavallano l’uno sull’altro ma, a distanza di quasi una settimana dal rientro, mi echeggia in mente una frase detta da p. Alessandro appena messo piade a terra a Catania «…Mi, na cosa mi scurdai a Gerusalemme… lu cori!».     

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